mercoledì 31 ottobre 2007

Berlusconi indovino?

erlusconi continua a dire che presto si tornerà alle urne perché il governo cadrà con la finanziaria.
Non mi piace fare l'indovino. La realtà è complicata e sfugge alle semplificazioni. Si rischia di sbagliare.
Preferisco ragionare in termini di probabilità.
La previsione di Berlusconi mi pare poco probabile e non capisco perché vi insista tanto.
Nessun governo è mai caduto con una finanziaria. E sì che l’Italia è ha il record mondiale di crisi di governo.
L’incapacità di comprendere la realtà di quest’uomo continua a stupirmi.
Ma davvero crede che qualcuno si prenderà la responsabilità di mandare l’Italia a un esercizio provvisorio?
Mi sembra improbabile che il governo Prodi duri ancora a lungo, ma non cadrà con la finanziaria.
Più pobabile che avvenga dopo, anche subito dopo, ma non prima come sostiene Berlusconi.
E poi c’è il problema della legge elettorale.
A lui va bene così.
Vuole essere lui a scegliere i parlamentari, non desidera che glieli impongano gli italiani.
È rimasto l’unico a difendere il porcellum, possibile non se ne sia accorto?

È incredibile come quest’uomo, che poteva davvero cambiare l’Italia, abbia e continui a giocare male le sue carte. O meglio: gioca benissimo le sue carte se si guarda il suo tornaconto ma le gioca male si si guarda il bene comune.
Quest’uomo non si rende conto che non ha importanza vincere le elezioni – cosa che è bravissimo a fare -, l’importante è riformare il sistema italiano, cosa di cui è incapace.
Un nano che appena torneremo alle elezioni, le vincerà alla grande.
Una macchina da guerra elettorale ma un nano politico.
Peccato, davvero peccato.

martedì 30 ottobre 2007

Farmacisti e obiezione di coscienza

Benedetto XVI ha lanciato un appello all’obiezione di coscienza dei farmacisti.
Immagino che i farmacisti testimoni di Geova chiederebbero l’obiezione per gli attrezzi atti alla trasfusione del sangue. I farmacisti animalisti non venderebbero medicine di derivazione animale, in pratica quasi tutte. I musulmani quelle che contengono alcol e così via.
Che non abbia a succedere che i cittadini debbano andare alla caccia di un farmaco di cui hanno bisogno.

lunedì 29 ottobre 2007

Chiesa e "legge sulla memoria"

Zapatero ha promosso in Spagna la “Legge sulla memoria storica”. Alla fine del franchismo la democrazia spagnola avrebbe scartato qualsiasi ipotesi di messa sotto accusa di coloro che avevano partecipato alla dittatura franchista. La legge serve a ridare dignità alle vittime tramite la dichiarazione di nullità dei processi franchismi e l’esumazione dei cadaveri sotterrati anonimi in fosse comuni.
All’art. 15 la legge impone l’obbligo di rimuovere i simboli franchismi da tutte le amministrazioni pubbliche. Inoltre stabilisce che "le amministrazioni pubbliche potranno ritirare sovvenzioni o aiuti ai proprietari privati" che non elimineranno i simboli della dittatura esposti sui propri immobili. Questa disposizione riguarda anche la Chiesa, che potrebbe vedersi tagliare gli aiuti che riceve per le sue attività.

La risposta della Chiesa non si è fatta attendere. Il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, il Vaticano ha beatificato 498 religiosi spagnoli vittime dei repubblicani.

domenica 28 ottobre 2007

Bruno Vespa sbugiardato

Davanti alla commissione parlamentare che gli chiedeva come mai i radicali non fossero invitati a "Porta a Porta", Bruno Vespa ha dichiarato: " “Non è colpa mia. È impossibile invitare voi Radicali, ne parli col suo ufficio stampa. Per chiamare voi, ogni volta, è necessario aprire una vertenza, mentre con tutti gli altri io chiamo il politico e gli chiedo: Vuoi venire? E lui mi risponde: sì, no. Chiuso. È molto semplice”.

Radioradicale sta mandando in onda, più o meno ogni ora, una telefonata del 4 maggio 2005 in cui Vespa si mette d'accordo con iol poravoce di Fini, Salvo Sottile, per "strutturare la trasmissione” e “confezionarla addosso” al leader di An.
VESPA: Pronto?
SOTTILE: Bruno? Salvatore.
VESPA: Ehi!
SOTTILE: Senti, com’è strutturata la trasmissione?
VESPA: E niente, dipende da voi.
SOTTILE: No, aspetta […].
VESPA: Gliela strutturiamo, gliela confezioniamo addosso.
SOTTILE: Che fai, fai una… una ricostruzione sui documenti che ci sono?[…]
VESPA: No no, allora lo, ti facciamo, il Berlusconi in Parlamento.
SOTTILE: Berlusconi in Parlamento.
VESPA: Perfetto.
SOTTILE: Uhm.
VESPA: Poi i due rapporti insieme […]
SOTTILE: I due rapporti insieme.
VESPA: Poi un pezzo sull’inchiesta di, di Ionta eehh.
SOTTILE: Un pezzo sull’inchiesta di Ionta.
VESPA: Esattamente, e basta insomma. E poi facciamo un pezzettino… niente, domani viene a fare una conferenza stampa l’avvocato di Saddam Hussein.
SOTTILE: Uhm.
VESPA: E se a lui facesse piacere lo potremmo invitare, ma sennò facciamo un pezzettino…
SOTTILE: Uhm, uhm.
VESPA: … quello che dice nella conferenza stampa.
SOTTILE: Ma, vabbé, fai un pezzettino della confere…
VESPA: Come contraddittore?
SOTTILE: Eh, eee… non so, tu chi c’hai, Fassino, chi c’hai?
VESPA: Non lo so, no, uno che, che proponevamo noi se lui non ha niente in contrario sarebbe Rutelli.
SOTTILE: Uhm. VESPA: Non gli va? […]
SOTTILE: Non lo so, no… n… non lo so, aspetta un attimo […]. E di altre persone chi c’è? Chi c’è in più? VESPA: Di altre persone ci sarebbero Mario Arpino.
SOTTILE: Mario Arpino.
VESPA: Mario Arpino, eeee, Margelletti eventualmente…
SOTTILE: Margelletti, ho capito. VESPA: E poi in collegamento Luttwak e Rula.
SOTTILE: Minchia! VESPA: Ma se li volete, eh! SOTTILE: […] E Ru… gente che ci va in punta di vanga […].
VESPA: Sì, sì, sì.
SOTTILE: Sì sì, ecco (ride).
VESPA: Sento però dei cenni di assenso, da parte del tuo principale.
SOTTILE: No, non senti nessun segno di assenso […].
VESPA: (ride)
SOTTILE: Siccome sa che tu sei un pessimo giornalista.
VESPA: E che, infatti. Allora chi… allora, che facciamo, proviamo con Rutelli?
SOTTILE: Gianfranco, che dici, Rutelli?
VESPA: Proviamo.
SOTTILE: Oooo, proviamo a Fassino?
VESPA: E’ che Fassino è venuto molto spesso, capisci? E’ venuto sempre lui.
SOTTILE: […] Uno vale l’altro mi ha detto.
VESPA: L’uno vale l’altro. Vabbene. Alle 18 va bene?
SOTTILE: Alle 18 ti va bene? Prima, prima, prima.
VESPA: Dimmi, a che ora?
SOTTILE: Prima, eee… […] 16,30.
VESPA: 16,30.
SOTTILE: Sì.
VESPA: Benissimo, domani.
SOTTILE: Domani alle 16,30.
VESPA: Aggiudicato.
SOTTILE: Vabbuò, ciao.
VESPA: Ciao, ciao.

Le dichiarazioni di Vespa e l'intercettazione telefonica può essere ascoltata su Youtube all'indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=jPAgYCdeSWc .

L'ordine dei giornalisti non ha niente da dire?

sabato 27 ottobre 2007

Porcellum e pasticci

Il governo finisce sotto più volte al Senato e l'opposizione spinge verso il voto.
Si vuol votare a tutti i costi anche con questa legge: col porcellum.
Non è solo una questione di sondaggi favorevoli alla destra.
A Berlusconi la legge va bene così.
Egli desidera scegliere i suoi parlamentari, uno per uno. Vuole esautorare gli elettori. In questo modo i parlamentari risponderebbero a lui e non agli elettori.
Ha scambiato l'Italia per una sua azienda. I suoi parlamentari sono i suoi manager e gli italiani i consumatori.
Nel 1994 si pronunciò per l'uninominale, poi cambiò idea diverse volte finché, intorno al 2000, approdò al sistema tedesco.
Ovviamente all'epoca la sinistra era per quello francese.
Ora la sinistra è per il sistema tedesco e Berlusconi per il porcellum.
Il sistema tedesco fa piuttosto schifo ma rispetto alla situazione attuale sarebbe una gran cosa.
Naturalmente la sinistra pensa a un sistema tedesco migliorato.
Dio ci salvi dai miglioramenti.
Ma che cosa prevede il sistema tedesco?
In Germania metà dei seggi sono assegnati in collegi elettorali uninominali.
Questo aspetto è in genere quello soggetto a miglioramenti: viene abolito dai geni dell'ingegneria istituzionale italiana.
L'altra metà viene eletta in un collegio unico nazionale proporzionale con sbarramento al 5%. Questa soglia non può essere abbassata in alcun modo: sono vietati gli apparentamenti elettorali. Un altro miglioramento proposto è il premio di maggioranza. Ma il premio di maggioranza ha senso solo quando si permettono le alleanze e il sistema tedesco non le prevede.
Politici pasticcioni, italiani disgraziati.

venerdì 26 ottobre 2007

Che la legge sia ambigua

Mercoledì scorso il governo ha modificato il decreto sull'editoria aggiungendo questo trafiletto: "Sono esclusi dall'obbligo di iscrizione al Roc i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un'organizzazione imprenditoriale del lavoro".

Che cos'è un'organizzazione imprenditoriale del lavoro? La domanda è legittima perché sulla libertà non si può giocare. Un sito dove si pubblicizzano e vendono libri rientra nella definizione? E se è l'autore stesso a vendere i proprio libri?
Nessuno lo sa. Nessuno può dirlo. Deciderà l'Autority di volta in volta, a seconda dei parametri che essa stessa si sarà data e del ghiribizzo.

Alcuni miei libri in vendita si trovano su un sito americano. Mi sento più sicuro. La non giocano con le parole. Là, la libertà è cosa seria.

Bernhard Warner, in un articolo pubblicato sul Times dal titolo "Assalto geriatrico ai blogger italiani" ci definisce "una nazione di legislatori ottuagenari eletti da settantenni, i pensionati". Secondo il Times il ddl nasce dall'esigenza di difendersi dai blogger, vera spina nel fianco, e dall'incapacità del legislatore, perché formato da vecchi, di comprendere i nuovi mezzi di comunicazione.
In un successivo articolo Warner rassicura i blogger italiani dicendo loro che sono tutelati dalla legislazione europea.
In altri termini: per quanto i vostri politici possano essere terribili, oltre un certo limite non possono spingersi.

giovedì 25 ottobre 2007

I 14 teoremi di Karl Popper


1. Tutta la conoscenza umana, compresa quella descrittiva, è teorica.
2. Tutta la conoscenza teorica .e, quindi, tutta la conoscenza. è incerta.
3. Noi percepiamo configurazioni: interpretazioni di ciò che il cervello ci fornisce.
4. Tutte le percezioni hanno natura ipotetica, cioè sono affette dalle nostre aspettative.
5. Viviamo in un mondo reale, rappresentato a noi stessi come un mondo di congetture sul mondo reale.
6. Possiamo aspettarci di più o di meno che certe aspettative vadano deluse. Se la nostra delusione è inaspettata, crea il bisogno di ricostruire la teoria.
7. Dal punto di vista biologico conoscenza e teoria sono preparazioni per un'azione: talora si tratta di una preparazione sbagliata..
8. Tutti gli organismi sono risolutori di problemi e procedono per prove ed errori. Questo è vero sia per Einstein, sia per un'ameba. La differenza è che le teorie dell'ameba fanno parte della sua struttura fisica, invece Einstein formula teorie che esprime con suoni o con la scrittura.
9. La principale differenza biologica fra l'uomo e gli animali è il linguaggio in cui si esprimono le teorie. Gli animali non producono teorie in linguaggio descrittivo. Gli uomini possono produrre teorie che trasmettono al di fuori del corpo, in modo che possano essere criticate.
10. La funzione peculiare del linguaggio descrittivo umano è di permettere le domande :"È vero ? È falso ?".
11. Il linguaggio umano crea nuovi bisogni di pesare pro e contro in merito alla verità o falsità di certe proposizioni (funzione argomentativa del linguaggio).
12. Senza discussioni, non ci sono spiegazioni.
13. Senza discussioni non c'è pensiero umano.
14. Il pensiero umano è funzione del linguaggio umano e della sua funzione argomentativa.

mercoledì 24 ottobre 2007

Nessun parlamentare contrario

Il vitalizio è la pensione dei politici.
Per ottenerla occorrono 5 anni di contributi, una sola legislatura. Non 40 come per i cittadini comuni.
Ma basta molto meno tempo lavorativo per ottenerla. Ci sono ex parlamentari che hanno da anni il vitalizio dopo aver fatto il parlamentare per appena un'ora.
È come se una persona ottenesse il dirtitto alla pensione dopo un'ora di lavoro.
Il vitalizio minimo è di 3600 euto al mese per tutta la vita.
Dal 1995 vige il sistema contributivo. Per i parlamentari no.
Ogni partito dice di non far parte della casta.
Però è strano. L’intera società civile è contro il vitalizio mentre tutti i parlamentari, nessuno escluso che io sappia, è contro.
Qualcosa stona: questo qualcosa si chiama casta.

martedì 23 ottobre 2007

Musica e stato d'animo

Sono rimasto in casa questo pomeriggio. Fuori faceva freddo.
A un certo momento ho deciso d'ascoltare un po’ di musica: “Il trillo del diavolo" di Tartini.
Mi sono fermato. "Il trillo" mi intristisce.
Una mia amica quando glielo dissi osservò: “Non è la musica che ti immalinconisce. La musica non fa altro che amplificare il tuo stato d’animo”.
Mi sono rassicurato. Ho fatto partire la musica.
Mi sono intristito.
Ho spento l'apparecchio.
Penso che quel che disse la mia amica sia vero e che valga per la musica in generale. Ma ci sono eccezioni. Non è così per i brani musicali che abbiano avuto significati particolari.
Un pezzo che hai ascoltato con la persona amata in un momento particolare, continuerà a farti venire in mente quel momento.
Tornando a Tartini, forse ho scelto quella musica perché ero già triste e, quando sono triste, in modo inconscio e quasi inevitabile la scelgo. La musica ha amplificato la mia tristezza.
Opppure, ho ascoltato così tante volte quella musica in momenti di malinconia che ormai si è associata a quello stato d’animo e tende a immalinconirmi anche se non sono triste.
Come un cane di Pavlov.

lunedì 22 ottobre 2007

Lettere cestinate

In risposta a un articolo di Michele Serra, apparso sulla Repubblica del 14 ottobre, Roberto Vacca ha spedito una lettera al giornale che non è stata pubblicata. Eccola.

"Caro Serra:
Hai scritto su Repubblica del 14/10: “sta diventando di moda tra i reazionari-chic e nelle vivaci ridotte del politicamente scorretto, sfottere Al Gore e in generale prendere per fesserie tutte o quasi le previsioni fosche sul futuro del pianeta, da quelle climatiche all’allarme per l’inquinamento”. Poi sfotti chi “trova uno spasso scoprire che Gore ha scritto 8,6 % invece di 7,3%” e parli del “fatto empirico che l’equilibrio fra uomo e ambiente appare sempre più precario”.
Io non sono reazionario-chic, né politicamente scorretto. Non lo sono i professori di climatologia italiani, i ricercatori climatologi del CNR, né Fred Singer, né Freeman Dyson, né Nigel Calder, né Svensmark. Non lo erano Richard Feynman, né Tom Gold. Non ridacchiamo in angolini. Non ci consideriamo intelligentoni, ma avanziamo motivi razionali e documentati per ritenere che le azioni umane modificano il clima in misura trascurabile. Di Gore e dei catastrofisti climatici critichiamo le asserzioni gratuite, l’ignoranza dei cicli studiati da Milankovitch e Svensmark, le predizioni immaginose proiettate sul 2050 e oltre, non gli errori di dettaglio – pure numerosi.
Non mi chiamare negazionista, come quelli che negano la Shoah (ben documentata). Nego che siano empiriche e rispettabili le ipersemplificazioni e la fede cieca in modelli pur intelligenti, che non vanno assunti come strumenti per calcolare l’avvenire. Da decenni studio problemi climatici e produco modelli matematici. Ho lanciato allarmi seri per rischi veri e gravi come la complessità proliferante dei grandi sistemi tecnologici e il potenziale distruttivo delle armi atomiche. Queste potrebbero ucciderci tutti domani, ma nessuno ne parla. Lo sai che negli arsenali ci sono 18.000 bombe nucleari?
Allego un mio lavoro in cui spiego quello che ho capito dei problemi climatici.
Cordialmente
Roberto Vacca"

domenica 21 ottobre 2007

Retromarcia del governo

Due giorni fa avevo denunciato un decreto liberticida (legge Levi-Prodi) varato dal Consiglio dei ministri del 12 ottobre. Sul web c'è stata una vera sollevazione e il ministro delle comunicazioni Gentiloni oggi fa "marcia indietro a tutta velocità", come scrive il Corriere della aera.
"Mi prendo la mia parte di responsabilità" dice Gentiloni "per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri".

Lo stesso ha fatto Di Pietro nel suo blog.
"Sto ricevendo moltissime email e commenti di critica sul disegno di legge “Nuova disciplina dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico sul riordino della legislazione nel settore editoriale”. Una precisazione: il disegno di legge non è stato discusso nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre perché presentato come provvedimento di normale routine. Ho letto il testo oggi per la prima volta e la mia opinione è che vada immediatamente bloccato il disegno di legge che, nei fatti, metterebbe sotto tutela Internet in Italia e ne provocherebbe probabilmente la fine.
È una legge liberticida, contro l’informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni. Io faccio parte del Governo e mi prendo le mie responsabilità per non aver intercettato il disegno di legge, ma per quanto mi riguarda questa legge non passerà mai, anche a costo di mettere in discussione l’appoggio dell’Italia dei Valori al Governo".

Il fatto è gravissimo. Come minimo Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che pare abbia scritto la legge, deve essere cacciato.

sabato 20 ottobre 2007

Al Gore Nobel per la pace


Non sono uno scienziato. Non ho strumenti per decidere se è in atto un effetto serra. Il clima mutato negli ultimi rent'anni non mi dice niente. Il clima muta da sempre. Mi stupirebbe se fosse rimasto uguale.
Ma onestamente non lo so. Mi baso su quanto preoviene dal mondo scientifico che al momento non concorda e cerco di non lasciarmi influenzare dalla propaganda.
Al Gore ha vinto il premio Nobel con un film pieno di errori scientifici. Renato Angelo Ricci, presidente dell'Associazione Galileo 2001 e presidente onorario della Società Italiana di Fisica, scrive sull'Occidentale del 20 ottobre:

"[...] Dare inoltre un significato etico-scientifico all’attività meramente propagandistica del signor Al Gore, è altrettanto scandaloso se si pensa che, solo qualche giorno prima, il suo film, di tipico stampo catastrofistico-holliwodiano, è stato bollato dall’Alta Corte di Giustizia di Londra, che ne ha condizionato la proiezione nelle scuole alla correzione degli errori e delle falsità più evidenti. In realtà un film del genere avrebbe dovuto essere proibito dopo lo scandalo che ha suscitato nella maggior parte della comunità scientifica IPCC compreso.
Del resto, con il battage mass-mediatico e la propaganda orchestrata, Al Gore ha finito per “scippare” simbolicamente anche la parte assegnata all’IPCC, l’organizzazione intergovernativa che, in ambito ONU, si occupa dei cambiamenti climatici, i cui esperti avrebbero fatto meglio a moderare le affermazioni catastrofistiche e dare spazio alle confutazioni di una ampia parte delle comunità scientifiche non propense a servire interessi politici e propagandistici.
Malgrado ciò l’oracolo ha parlato quasi ad anticipare il discorso del Nobel. Atteggiandosi a profeta della “specie umana”, ha sentenziato sulle nostre colpe visto che “abbiamo letteralmente alterato l’equilibrio del calore esistente tra la terra e il sole”. Non so se l’Alta Corte Britannica, nel fare le pulci al film di Al Gore, abbia o meno rilevato la castroneria del “calore esistente tra terra e sole”, visto che il calore è una forma di energia transiente e non è mai in equilibrio (è semmai la temperatura che spesso viene confusa dai profani con il calore, il che costituisce materia di solenne bocciatura agli esami di fisica). E’ vero che fra terra e cielo, per dirla con Shakespeare, vi sono infinite cose ma che l’ignoranza di questo salvatore dell’umanità sia infinita appare assodato, visto che “la minaccia universale” cui dobbiamo far fronte: “.......quantunque non arrivi da fuori, nondimeno è di portata cosmica” (il sole, i pianeti, la galassia stanno tremando). Pare che gli alieni non c’entrino, come titola Repubblica del 16 ottobre, riportando tali idee algorine.
Forse, a parte la schiera di scienziati ben coscienti della portata eccessivamente allarmistica se non addirittura grottesca di certe affermazioni, non solo e non tanto dell’IPCC ma dei suoi vessilliferi politici e mass-mediatici (vedasi la Conferenza italiana sui Cambiamenti Climatici organizzata dal nostro ineffabile ministro dell’Ambiente e contestata dai più autorevoli climatologi, geofisici e geologi del nostro Paese), potremmo pregare il signor Al Gore e i suoi corifei di andarsi a leggere le sagge parole di un politico avveduto quale il Presidente della Repubblica Ceca, Václav Havel. Il quale, nelle sue note per la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, così, tra l’altro, si esprime:
“Noi dobbiamo scegliere. Una risposta razionale dipende - come sempre - dalla dimensione e dalla probabilità del rischio e dalla entità dei costi per evitarlo. Come responsabile politico, come economista e autore di un libro sull’economia del cambiamento climatico, con tutti i dati disponibili e gli argomenti in mente, devo concludere che il rischio è troppo piccolo e i costi per eliminarlo troppo grandi - e che l’applicazione di un principio di precauzione interpretato in modo fondamentalista è una strategia sbagliata”.
Visto inoltre che di Nobel si parla, lo stesso Al Gore potrebbe rivendicare all’America il mancato riconoscimento al Presidente Eisenhower, dato che quest’ultimo aveva, e giustamente, posto il problema di usare estensivamente a scopi civili e pacifici l’energia nucleare con la famosa Conferenza di Ginevra del 1955 “Atomi per la pace”.
Ma forse ad Al Gore preme più la complicità di un certo signor Jeremy Rifkin, profeta dell’idrogeno e delle energie rinnovabili (altro possibile candidato a premi Nobel di tal fatta?), così vezzeggiato, richiesto e gratificato in particolare nel nostro Paese (si veda la Repubblica del 13 e 16 ottobre), il quale parla di “entropia” senza conoscerne il significato e ritiene persino di poter stabilizzare la temperatura del pianeta con mezzi antropici, il che prefigurerebbe, nell’eventualità di una nuova e futura era glaciale, l’assurdità di reimmettere tonnellate di CO2 nell’atmosfera per riscaldarci un po’. Vuol dire che d’ora in avanti basterà enunciare teorie spettacolari proiettate sul futuro e catastrofi prossime venture per candidarsi al Premio Nobel. E, magari, abolire l’insegnamento scientifico nelle scuole".

venerdì 19 ottobre 2007

Decreto liberticida

Nel 2001 il Parlamento italiano approvò una legge che fece gridare alla censura perché imponeva l’obbligo di registrare le testate editoriali telematiche come quelle su carta. In pratica per pubblicare su internet occorreva la firma di un giornalista iscritto all’albo e bisognava registrare la testata presso il tribunale addossandosi costi non indifferenti.
L’art. 1 della legge estendeva la definizione di prodotto editoriale anche ai siti internet.
Antonio Martino dichiarò che,una volta vinte le elezioni, avrebbe fatto abrogare la legge. Ma una volta al governo, il centrodestra, non fece il minimo tentativo di abrogarla anzi, Paolo Bonaiuti continuò a definirla eccellente.
Invece di Martino intervenne la Comunità Europea, con la direttiva 2000/31 che il Parlamento fu costretto a recepire: “Deve essere reso esplicito che l’obbligo di registrazione della testata editoriale telematica si applica esclusivamente alle attività per le quali i prestatori di servizio intendano avvalersi delle provvidenze previste dalla legge 7 marzo 2001 n. 62 e che comunque ne facciano specifica richiesta".

L’attuale governo ritenta di controllare la rete.
Il 12 ottobre il consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sull’editoria. La nuova proposta renderebbe obbligatoria la registrazione presso il ROC (Registro operatori di comunicazione presso l’Autorità per le comunicazioni).
Con la proposta diventa prodotto editoriale anche il prodotto internet senza scopo di lucro. In pratica tutti i siti, tutti i blog e via dicendo.

Perché non chiedere la carta d’identità a chi parla in pubblico?
Imporre procedure burocratiche per l’apertura di un blog è il modo migliore per uccidere l’internet italiana.

Ma qualcuno, in Italia, tutela davvero la libertà di opinione e di stampa?

giovedì 18 ottobre 2007

Sesso e disabilità

In Svizzera svolgono la propria attività dieci professionisti che, dopo un corso di formazione, propongono ai disabili psichici che lo richiedono massaggi, carezze, esperienze sensuali e giochi erotici a una tariffa di 150 franchi (100 euro circa) l'ora.

In Italia l'argomento è ancora tabù. Lo è per i maschi, ma soprattutto per le disabili. Eppure il problema è serio. La sessualità va oltre il semplice fare sesso e abbraccia tanti aspetti della personalità e delle relazioni umane: affetto, autostima, ecc. Ma questo non deve essere l'alibi per negare i rapporti fisici.

Il sito web Disabili.com rende noto che, secondo un sondaggio, il 77% dei disabili italiani è favorevole agli assistenti sessuali.
Nel rispondere al sondaggio, qualcuno ha scritto: "Invito chi confonde l'amore con il sesso, o chi fa Professione di romanticismo per negare il diritto alla sessualità dei disabili, a spersonalizzarsi per un attimo, a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi, per immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicap fisico o psichico, non può fare sesso come chiunque".

mercoledì 17 ottobre 2007

Albanese spara alla moglie

Albanese spara alla moglie e ad altre due persone in tribunale. È la notizia di cronaca di oggi.
Giornali e Tv hanno messo in rilievo che si tratta di un albanese. Era davvero importante indicare la nazionalità?
Anche la moglie era albanese. Nessuno però si è sognato di titolare "Marito spara a moglie albanese".
La seconda considerazione è che ancora una volta una donna viene uccisa dal marito.
La violenza sulle donne è un'emergenza sociale. I maschi, poi, non sopportano di essere lasciati. Non so le femmine, ma almeno non ammazzano l'ex partner o ricorrono meno all'omicidio.

martedì 16 ottobre 2007

La vita è un diritto non un dovere


La Corte di Cassazione ha deciso che si farà un nuovo processo per Eluana Englaro, la giovane in come dal 1992 a seguito di un incidente stradale.

La Corte ha escluso che l'alimentazione con sondino costituisca una forma di accanimento terapeutico. Ha però deciso che il giudice può, su richiesta del tutore, autorizzarne l'interruzione in presenza di due circostanze concorrenti:
1) la condizione di stato vegetativo irrevocabile del paziente
2) sia accertato che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento».
«Un sussulto di umanità» ha dichiarato Beppino Englaro, padre di Eluana. «Un sussulto di umanità e di libertà verso una vittima sacrificale del codice deontologico dei medici e della legge».

lunedì 15 ottobre 2007

Il partito come lo vorrei

Tutti i partiti attuali sono totalizzanti.
Nel senso che abbracciano la totalità dei problemi.
In un mondo complesso, dove la scienza costringe a far cambiare opinione e dove occorre affrontare i problemi in modo pragmatico, il partito totalizzante mostra tutti i suoi limiti.
Il partito ideale dovrebbe avere al più uno o due punti su cui non si discute: i punti fondanti su cui è nato.
Si sceglierebbe il partito per quegli assiomi, si sceglierebbero gli uomini per gli altri problemi.
All’interno del partito si scatenerebbe una lotta di idee anziché di mero potere.
Ai congressi non si discuterebbe su come affrontare certe questioni, ma anche se.
Sarebbe una bella lotta di idee. Tutti gli iscritti avrebbero diritto alla partecipazione e al voto.
Niente deleghe.
I congressi andrebbero trasmessi su internet e gli iscritti potrebbero intervenire in tempo reale, via webcam, e votare via computer.
Tra gli altri vantaggi ci sarebbe anche quello di mandare al diavolo il partito di tanto in tanto.
Staccarsi dal partito, cambiare partito, non delegare a nessuno le proprie idee, è necessario ed educativo. È la fonte cui si abbeverano democrazia, spirito laico e tolleranza.

domenica 14 ottobre 2007

Miti: il Che

Sono passati quarant'anni dalla morte di Che Guevara.

Di là dalle immagini iconografiche che lo ritraggono come eroe romantico, simbolo della ribellione giovanile e incarnazione di giustizia e coerenza, il mito del Che, ancora oggi vivissimo, è stato deleterio per il Sud America.

Ha contribuito a tenere in piedi la dittatura castrista e ha impedito la nascita di una sinistra moderna in quel continente.


sabato 13 ottobre 2007

La sindrome del N.I.M.B.Y. (*)

Sembra proprio che in Italia non si riesca a fare niente.
I termovalorizzatori sono necessari per lo smaltimento dei rifiuti e la produzione di energia, ma nessuno li vuole accanto all'uscio di casa.
Niente nucleare, non ne abbiamo bisogno. Ma poi lo importiamo dalla Francia che se un giorno chiude il rubinetto rimaniamo al buio.
I gassificatori nessuno li vuole. Provocano di sicuro il cancro. Mentre per la diossina di Napoli anche gli eschimesi si muovono dai loro igloo per andare a respirarla a pieni polmoni.
Non andava bene nemmeno la centrale solare progettata da Rubbia. Rubbia è dovuta andarsela a costruire in Spagna.
Nemmeno i mulini eolici vanno bene. Sono mostruosi e deturpano l'ambiente.
Dei treni ad alta velocità non c'è alcun bisogno. Mio nonno andava in carretta e ha vissuto a lungo lo stesso. Se poi la concorrezza ci schiaccia, non ha importanza, tanto siamo contro la globalizzazione.
Il ponte di Messina era un mostro costosissimo. Bisognava spendere quei soldi per migliorare i collegamenti ferroviari nel sud Italia.
Il ponte è stato bloccato e non si farà più, ma quei soldi si è dimenticati di spenderli per la viabilità.
Sospetto siano stati stanziati per mandare in pensione a 58 anni qualche decina di migliaia di italiani. Un grande investimento strutturale.
A Siena si parla di ampliare un aeroporto. Naturalmente è nato immediatamente il comitato per il no. Gli argomenti sono gli stessi, dalla Val di Susa fino all'ultimo lembo nazionale.
Distruzione ambientale, inquinamento incontrollato. Fine del turismo e dell'agricoltura di qualità. Usiamo quei soldi per migliorare la ferrovia locale. Intendiamoci, di queste cose si deve tener conto, come si deve tener conto se ne vale la pena da un punto di vista economico. Ma la posizione avversa mi pare pregiudiziale e, come pregiudizio, io ho un'opinione favorevole. Naturalmente, se poi dovessi decidere, non mi baserei sul pregiudizio.
Si sostiene che devono decidere i cittadini, dove per cittadini si intendono gli abitanti della zona.
Non sono d'accordo. Certe scelte sono di natura strategica e vanno pianificate dal centro.
Naturalmente l'ultima parola spetterà ai cittadini che, però, sono tutti gli italiani.
E che gli italiani decidano. Se vogliono vivere in un paese del terzo mondo la strada imboccata da tempo è quella giusta. Si continui a rifiutare il terzo millennio.
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(*) N.I.M.B.Y.: Not In My Back Yard (Non nel mio giardino)

venerdì 12 ottobre 2007

L'Altra Russia


L'Altra Russia, il movimento di opposizione a Putin, non è stato ammesso a partecipare alle elezioni politiche per il rinnovo della Duma, il parlamento russo.


Nei giorni scorsi l'ex campione del mondo di scacchi Garry Kasparov è stato designato come candidato dall'Altra Russia alle presidenziali del 2008. Kasparov ha nettamente vinto nella competizione con gli altri cinque candidati del suo partito, raccogliendo 379 voti su 494 delegati di riuniti in congresso. Gli altri candidati erano l'ex primo ministro Mikhail Kassianov, l'ex presidente della banca centrale russa Viktor Guerachtchenko, il deputato indipendente Vladimir Ryjkov, Boris Vinogradov, presentato come un liberale patriota, e Serghei Guliaev, ex deputato locale di San Pietroburgo.

giovedì 11 ottobre 2007

Siamo tutti potenziali criminali?

Il mio articolo di oggi su Avantgarden.

Un omicidio ha di solito una motivazione, dettato da interesse personale, da fede religiosa, politica o da ragion di stato, ma assassini dettati dal solo piacere di uccidere, come nel caso di Aleksander Piciushkin, autore di 62 omicidi in un parco a Mosca, lasciano davvero sconcertati.
Gli assassini dei gialli polizieschi di solito sono più rassicuranti: hanno un movente.
Ma perché, pur avendo lo stesso movente, certi ricorrono all’omicidio e altri no?
In “Anime criminali”, ed. Paoline, Roma 1973, Étienne De Greef, docente alla Scuola di scienze criminali di Lovanio, sostiene che l’uomo diventa criminale dopo un periodo di precriminalità in cui elabora il processo che lo porterà all’atto criminale.
Un lungo periodo di decadenza morale può portare, un individuo normale a commettere un omicidio con semplicità e a uccidere anche senza un notivo apprezzabile.
De Greef arriva a dire che non si è realmente liberi di uccidere ("Checché ne dicano i benpensanti, essi non sono 'liberi' di uccidere o non uccidere il prossimo. Dicendo: Lo uccido se voglio, invocano una libertà solo teorica”).
Un crimine commesso all’improvviso, durante un parossismo emotivo in un momento di follia, non esiste.
"L'idea secondo cui un galantuomo è colui che, potendo scegliere di diventare criminale, sceglie di rimanere onesto, e criminale colui che, di fronte alla stessa alternativa, sceglie di diventare criminale, è una di quelle idee semplicistiche che l'esperienza smentisce tutti i giorni. Noi siamo realmente liberi solo in una zona ristretta che varia da popolo a popolo, da generazione a generazione, da paese a paese. L'uomo moralmente perfetto è un'astrazione; un galantuomo è un soggetto che si trova costantemente in equilibrio instabile; è sempre in pericolo di perdere la sua onestà, è sempre nella possibilità di ritrovarla. L'esistenza di tali oscillazioni è normale; l'uomo vede il suo tentennamento verso l'atto reprensibile e, se giudica se stesso sinceramente e obiettivamente, immagina in sé tendenze criminali ben maggiori della realtà. (…) [Viceversa,] dall'esaltazione con cui un uomo insorge contro un peccato, si misura l'ampiezza delle sue difficoltà; egli è il solo a non sapere ciò che tutti leggono in lui”.
In altri termini, siamo tutti potenziali criminali. Qualcuno, poi, lo diventa davvero.

mercoledì 10 ottobre 2007

Le regole dell'interdisciplinarietà

Mel numero di Newton attualmente in edicola, Roberto Vacca indica cinque regole per chi ricorre all'interdisciplinarietà.

1 – Non scegliere una disciplina origine troppo controversa o limitarne le zone interessate al trasferimento ai soli metodi utili nell'ambito della disciplina origine e ai risultati riconosciuti validi da una vasta generalità dei cultori della stessa.
2 - Specificare bene quale sia la tecnica o il risultato della disciplina origine che si vuole trasferire e non cercare di trasferire tutto il contenuto della disciplina origine alla disciplina terminale.
3 - Individuato il componente della disciplina origine da trasferire, ripeterne la definizione specificando le fonti, se è stato usato diversamenteda vari autori.
4 - Definire i termini usati e specificare se il senso in cui vengono impiegati è quello accettato nell'ambito della disciplina origine o della terminale.
5 – Non profetizzare i risultati di trasferimenti interdisciplinari ancora non eseguiti.

martedì 9 ottobre 2007

La casta dei giornali

“Il capitolo che manca nel libro di Rizzo e Stella sulla casta”. Così quel vecchio, innocente marpione dell’editoria che è Marcello Baraghini (guru di “Stampa alternativa” e inventore ieri dei libri a mille lire e oggi dei “bianciardini” a 1 centesimo) sta cercando di convincere i distributori e i librai a prenotare quanto più copie è possibile de “La casta dei giornali”, il nuovo libro del giornalista e scrittore Beppe Lopez. Non a caso sottotitolato: “Così l’editoria italiana è stata sovvenzionata e assimilata alla casta dei politici”.
Si tratta di una inchiesta sul “portentoso flusso di danaro pubblico, sino a 700-750 milioni di euro in un anno, che finisce per mille rivoli, sotto forma di contributi diretti o indiretti (rimborso carta, agevolazioni tariffarie, crediti d’imposta, ristrutturazioni aziendali, provvidenze per la teletrasmissione, ecc.), nelle casse di grandi gruppi editoriali, organi di partito, cooperative, giornali e giornaletti, ma anche di finti giornali di partito, di giornali di finti ‘movimenti’ e di cooperative fasulle. Alimentando sottogoverno e clientele. E consentendo illecite rendite (e in qualche caso un indebito peso mediatico) a un esercito di fannulloni e autentici truffatori, potenti o ‘amici degli amici’. Di destra, di sinistra e di centro”.
Lopez ne ha per tutti. Anche per Rizzo e Stella, che nel loro celebrato libro parlano di questo scandalo nazionale solo per poche righe, e solo per le decine di milioni di euro presi dalla stampa politica, glissando elegantemente sulle centinaia di milioni di euro incassati dai grandi gruppi – a cominciare dalla Rcs – in rimborsi per la carta e agevolazioni postali.
“Nel libro vengono descritti minuziosamente contributi, trucchi, imbrogli, sotterfugi e irregolarità; si dà conto delle ragioni e delle ipocrisie che hanno animato il confronto (protagonisti i direttori dei giornali politici, le cooperative, Giuliano Ferrara, Vittorio Feltri, Ciarrapico, Polito, ecc.); si cerca di individuare le possibili vie d’uscita dal ginepraio in cui ci si è ficcati”.
Lo scandalo è clamoroso – sottolinea Lopez - non solo per la straordinaria entità di questa voce dei “costi della casta”, ma anche sul piano etico e morale perché esso è stato sostanzialmente nascosto alla pubblica opinione e “trascurato” dai giornali, direttamente percettori di rendite inconfessabili o comunque “politicamente scorrette”. Siamo cioè di fronte a quello che è forse il più vergognoso fenomeno di collusione e di omertà di cui si sia macchiata l’informazione in Italia, perseguendo un consapevole e sistematico disegno di occultamento dei fatti, per interessi di settore e di casta.
I giornali, in questa vicenda, sono venuti meno non solo al sistema di principi deontologici che ne hanno conformato la funzione storica, sociale e morale, ma al principio più elementare che solo ne determina, giustifica e consente la sopravvivenza: dare le notizie.
Nel capitolo dedicato agli argomenti con i quali “difendono le posizioni acquisite – purtroppo più nella lista delle provvidenze del Dipartimento che nel mercato – i giornali di partito e di opinione”, c’è un passaggio che riguarda indirettamente anche Dagospia, per merito, anzi per demerito di “Pupetto” Antonio Polito. Il disinvolto ex-direttore del Riformista (passato da Repubblica, a Velardi, a Rutelli e ora, pare, a qualcun altro) affermava che “se la pubblicità porno rende libero Dagospia, il finanziamento rende liberi noi. Prendendo i contributi non siamo obbligati a rispondere a nessun imprenditore e a nessun politico. Al Riformista seguiamo solamente le nostre idee... Sono finanziamenti a idee che, senza aiuti, non riuscirebbero ad avere un loro spazio”.
E’ inquietante e forse illuminante – scrive Lopez - l’immagine pornografica che il direttore del Riformista confessava di avere a proposito dei contributi che gli consentivano di dare spazio alle proprie idee. E Rizzo e Stella rilevavano poi che il Riformista e Libero, ambedue facenti capo agli Angelucci, pur pretendendosi non obbligati a rispondere ad alcun imprenditore, “si unirono nello stesso coro: massima fiducia e solidarietà” quando Giampaolo Angelucci fu arrestato sotto l’accusa di corruzione e illecito finanziamento ai partiti.
Ma a parte ciò, Polito non spiegava perché lo Stato dovrebbe finanziare e fare spazio alle sue idee, e non a quelle di Pinco Pallo. Non sembra che Polito possa arrivare a teorizzare che vadano finanziati solo lui e altri quattro/cinque pensatori e agitatori politici come lui, e non Pinco Pallo o altri individui pur provvisti d’idee (e dotati, come lui, d’interessi da difendere), per il semplice fatto che questi possano essere privi di rapporti col Palazzo o con Angelucci o con Berlusconi.
Né sembra che Polito possa arrivare a pensare che le sue idee siano più meritevoli di altre e che per questo uno Stato Illuminato ed Etico debba finanziare le prime e penalizzare le seconde. Polito probabilmente è profondamente convinto che, nel libero mercato delle idee, le sue siano risultate particolarmente pregevoli e quindi degne di pubblico sostegno.
Peccato che, al contrario di Dagospia, che il suo spazio, il suo ruolo e il suo porno (vedi Dagosex) li conquista quotidianamente in un mercato altamente competitivo quale è quello di Internet, non risulta affatto che il Riformista e le idee di Polito abbiano agito in un libero mercato, vincendo la concorrenza in edicola (no, lì proprio non l’ha vinta), vincendo nel confronto politico-culturale (no, la visibilità assicuratagli dall’amico Mieli sul Corriere della Sera non significa questo) e vincendo infine il libero concorso per l’assegnazione degli incentivi pubblici (no, questo lo sa benissimo Polito, per accedere alle provvidenze dell’editoria non c’è stato alcun concorso né sono servite le sue pur pregevoli idee: è bastato l’accesso ai fondi del Dipartimento acquisito da Macaluso, quando berta filava, con la sua nobile ma marginale rivista)”.
La pubblicazione de “La casta dei giornali” è stata annunciata, con un ampio servizio di Denise Pardo, sul Panorama in edicola. Edito da quella Mondadori che, come ricorda Lopez nelle prime pagine del libro, è riuscita da sola a prendere in un anno 19 milioni di euro in provvidenze per le spese postali, in aggiunta a 10 milioni di euro in provvidenze per la carta.
Dagospia 01 Ottobre 2007

lunedì 8 ottobre 2007

Cellulari pericolosi?


Lo si diceva da tempo, ma non c'erano prove. Stavolta la ricerca proviene da fonti attendibili.

Lennart Hardell dell'University Hospital di Orebro e Kjell Hansson Mild della Umea University hanno pubblicato su ''Occupational Environmental Medicine' uno studio secondo il quale l'uso del cellulare (ma anche del cordless) da più di dieci anni aumenta la possibilità di contrarre un tumore naligno al cervello del 20 per cento e un tumore benigno del 30 per cento.

Le ricerche finora svolte avevano escluso riscgi alla salute ma i due ricercatori, a differenza degli altri, hanno analizzato l'uso prolungato negli anni del cellulare.

I rischi sono ovviamente più alti per i bambini.

I ricercatori sottolineno l'importanza di mettere a punto cellulari sempre più schermati, di non prolungare troppo le temlefonate, di usare il vivavoce e di preferire telefono fisso.

domenica 7 ottobre 2007

Dov'è la truppa?


Oggi si svolge la marcia della pace Perugia-Assisi.
Il governo birmano in esilio invita a partecipare vestiti di rosso.

Lo striscione con cui la manifestazione si apre è "Tutti i diritti per tutti".

Condivido.

A parte la marcia, che raccoglie varie istanze - è presente anche una delegazione russa per ricordare la giornalista Anna Politkovskaja - sulla Birmania ho visto una mobilitazione piccola piccola, per non dire inesistente.

Dove sono finite le bandiere della pace? Dove sono finite le grandi manifestazioni di massa?

Decenni di casi simili mi portano a dire che la Birmania non ha mobilitato perché non si è riusciti a trovare un collegamento tra la repressione e gli Stati Uniti o, in via subordinata, tra la repressione e Israele.

Stavolta, proprio non ci sono riusciti. Stati Uniti e Israele non c'entrano niente davvero. E la Birmania, pochi lo dicono, è retta da una giunta comunista.

sabato 6 ottobre 2007

Ancora sul bello scrivere


Per difendere un alunno che sbagliava la punteggiatura, un maestro disse al direttore che la punteggiatura non era poi così importante.
Il direttore invitò l’alunno a scrivere un’altra frase. “Il maestro dice” dettò “il direttore è un asino”.
Il maestro insorse. “Ma che cosa dice. Ci mancherebbe! Non mi permetterei mai”
“E ora” continuò il direttore, mettiamo la punteggiatura. “Il maestro, dice il direttore, è un asino”.

La corretta punteggiatura è indispensabile per dare senso alla frase. Quanto poi a scrivere in modo chiaro sono ancora attuali le regole scritte nel 1946 da George Orwell in “Politics and English Language"

Non usate mai una metafora, una similitudine o un’altra figura retorica che trovate scritta spesso
Non usate mai una parola lunga se una breve ha la stessa funzione
Se è possibile togliere una parola, toglietela
Non usate mai una frase straniera, un termine scientifico o in gergo se c’è un equivalente
Contravvenite a qualunque di queste regole piuttosto che dire qualcosa di decisamente barbaro

venerdì 5 ottobre 2007

Parolai

Sul confitto d’interessi di Berlusconi la sinistra ha impostato tre campagne elettorali: 1996, 2001 e 2006.
Lo presentò come il problema principale.
Per tre volte erano tutti indignati. Dal mio vicino di casa ai vertici del centrosinistra.
È vero, l'Italia è il paese dei conflitti d'interesse. Molti di coloro che lo accusano non ne sono immuni. Ma questo non deve giustificare quello di Berlusconi. Oltretutto il suo ha impedito la pluralità di emittenti televisive private nazionali, lo smantellamento di una Tv di Stato che non ha eguali in Occidente, con perversi riflessi sulla libera informazione.
Nel 1996 il centrosinistra vinse le elezioni.
Non mosse foglia.
Nel 2006 è tornata al governo.
Da allora silenzio assoluto.
Di peggio. In entrambi i casi la campagna mediatica è terminata il giorno dopo lo scrutinio.
Nessuno, proprio nessuno, nemmeno per sbaglio, ne parla.
Nella prossima campagna elettorale rispunterà fuori come d’incanto. E di nuovo saranno accuse al sangue. E di nuovo sarà presentato come il problema principale d’Italia.

giovedì 4 ottobre 2007

Il killer degli scacchi

Il mio articolo di oggi su Avantgarden.


In questi giorni ci stanno arrivando diversi raccointi per l’antologia GialloScacchi, in preparazione per le edizioni Ediscere. Varianti mortali, assassini nascosti nelle caselle della scacchiera, pezzi usati come armi micidiali. La fantasia degli autori non sembra avere limiti.

Eppure, come spesso capita, la realtà supera l’immaginazione.

Si sta svolgendo a Mosca il processo a uno dei più inquietante serial killer di tutti i tempi, il russo Aleksander Piciushkin.

Il 18 giugno 2006 fu arrestato per l’assassinio di una collega di lavoro, Marina Moskaliova, uccisa nel parco di Bitsevsky. Purtroppo per lui, Marina aveva parlato al figlio dell'appuntamento con Piciushkin.

Sembrava un assassinio come altri, motivato forse da ragioni sentimentali ma, nel corso dell’interrogatorio, il maniaco confessò all’ispettore Iskandar Galimov ben 62 omicidi.

Incalzato da motivazioni sbagliate alla fine sbottò: “Voi non avete capito niente. Volete la verità? E allora vi dirò io la verità. Cercate il maniaco di Bitsevsky? Ebbene, sono io. Io” disse puntandosi il dito al petto. “Marina era solo una delle tante. Non significava nulla per me. Era solo una pedina di un disegno più grande”.

“Un disegno più grande?”

“Lo sa da quanto tmpo faccio questa vita? Dal 1992. Sono quindici anni che vado avanti. Quell’anno uccisi il mio compagno di studi. Non provai nulla. E poi continuai. Sceglievo soprattutto vecchi, uomini e donne. Sono più deboli. Una ventina li conoscevo. Gli altri li sceglievo a caso, al parco. Offrivo loro un sorso di vodka, si iniziava a chiacchierare e quando meno se l’aspettavano… bang! Colpivo con il martello alla nuca. Dopo la prima dozzina mi venne in mente qual era il piano grandioso che avrei dovuto portare a termine: uccidere una persona per ognuna delle caselle della scacchiera, 64. Altro che Kasparov, sarei stato io il più grande scacchista del mondo!”.

Alla fine dell’interrogatorio l’assassino dichiarò che l’errore fu voluto. E forse è anche vero. Voleva completare il macabro progetto ma non sopportava che non gli venisse riconosciuto. “Me ne mancavano un paio per completare l’opera, ma non potevo più attendere”.

Galimov lo guardò con aria interrogativa.

“Ma sì. A febbraio avete arrestato quel balordo di un transessuale. Gli avete trovato un martello nella borsetta e subito avete detto di avere preso il maniaco. Non ci potevo credere. La mia impresa attribuita a un degenerato simile! Per questo ho ucciso Marina! Lo sapevo che aveva appena parlato con il figlio e gli aveva detto di essere in mia compagnia. Volevo che mi prendeste e alla fine ci sono riuscito. Ora nessuno potrà più togliermi il merito”.

mercoledì 3 ottobre 2007

Onore al merito

Al presidente della Corte dei conti del Brasile Paulo Cesar Avila, non è piaciuto. Ha parlato di “caso che richiede un esame di salute mentale”. Non è piaciuto nemmeno alla professoressa universitaria di portoghese Wania de Aragao: “Il gerundio è una categoria verbale corretta. La lingua è di chi la usa, è assurdo legiferare contro”.

Il decreto del governatore del Distrito Federal, lo stato di Brasilia, José Roberto Arruda, parla chiaro: “È proibito l’uso del gerundio come scusa di inefficenza”.
In italiano la traduzione suona male, un po’ come “la staremo avvisando” o “staremo provvedendo”.
“Quando mi riparate il telefono?” “Estaremos avisando…”, provvederemo, stiamo studiando, facendo, elaborando, organizzando, quando in realtà non si fa niente.

Più in generale c’è un problema di semplicità e chiarezza di linguaggio che vale, in modo doveroso per la pubblica amministrazione e per i politici, ma anche per chiunque parli in pubblico o, più semplicemente, parli.

L’aspetto positivo è che il cafone, colui che usa dieci parole al posto di una o usa termini ingiustificatamente ricercati, lo si riconosce subito e, se lo si ascolta alla radio o alla Tv, si può zittire alle prime parole con un senplice clic di telecomando; se lo si ascolta in una sala si può uscire e lasciare solo come merita.

martedì 2 ottobre 2007

Pensioni


Ieri c’è stata la rivolta degli operai a Mirafiori contro i vertici sindacali.
Sulle pensioni i partiti sono tutti costrittivi. In pensione si va a x anni. Dove x al momento va da 58 a 65.
Continuare ad andare a 58 farebbe collassare il sistema.
A 65 o più su scontenta una parte della popolazione, quella cui non piace il lavoro che svolge e che non ha modo per cambiarlo.
C'è poi un problema di libertà. Io non voglio che lo Stato decida sulla mia vita privata.
Intanto abolirei la parola pensione. Poteva avere senso con il sistema retributivo, con quello contributivo, se fatto bene, bisogna parlare di rendita.
In qualsiasi momento un individuo dovrebbe poter decidere se avere una rendita dai soldi versati.
Questa sarà tanto maggiore più sono stati alti i versamenti e più lungo il periodo di tempo degli stessi. Ma sarà inversamente proporzionale alla speranza di vita rimanente di chi la richiede.
Non dubito che le cifre potrebbero essere molto basse. Ma ogni individuo fa storia a sé e quel che non va bene a uno può andare bene a un altro.
Lo Stato non s'intrometta.

lunedì 1 ottobre 2007

Iraq: aveva ragione Pannella


Da più fonti sotto sotto lo si sapeva già, ma la conferma arriva nientemeno che dall'ex premier spagnolo Aznar.
L’Indipendent riporta un passo del suo diario. Saddam era pronto all’esilio per un miliardo di dollari.
Il 23 febbraio 2003 Aznar chiese a Bush che cosa pensasse della richiesta di Saddam di un salvacondotto accompagnato da un miliardo di dollari.
Bush rispose che preferiva sbarazzarsi in altro modo di Saddam (con l’assassinio o con la guerra).
I radicali avevano allora una posizione terza rispetto alla guerra e al pacifismo.
Si batterono fino all’ultimo, appoggiati solo dal direttore dell’Unità Furio Colombo, per l’esilio di Saddam.
La non guerra, si sosteneva, non é alternativa alla guerra, né è pace per l'Iraq e gli iracheni. Un governo provvisorio democratico per iniziativa ONU, le dimissioni del presidente Saddam, cui dare un salvacondotto per l'esilio, erano le proposte per la pace possibile.
Ci fu una raccolta di firme.
Pur non presenti in parlamento i radicali riuscirono a far approvare una mozione che impegnava il governo italiano a lavorare per l’esilio.
Il governo non fece niente. Si ironizzò sulla proposta.
Dio non voglia che Berlusconi fosse al corrente, come Aznar, che Saddam stava per accettare l’esilio.
La posizione esclusivamente ideologica dei pacifisti fu la pietra tombale della pace.
Oggi si scopre che pochi volenterosi armati di biro, arrivarono a un passo dall'obiettivo.
Quel che sarebbe successo dopo, nessuno può dire con certezza. La speranza di formare un governo provvisorio guidato dall'Onu in grado di far andare d'accordo sciiti e sunniti, garantire la sicurezza, tenere lontane Iran, Siria e Al Qaida, era, per l'appunto, una speranza e poco più.
Ma non rinnego l'atteggiamento che ebbi allora, tutt'altro. I problemi sarebbero stati enormi lo stesso - forse addirittura insormontabili - ma il primo obiettivo, l'allontamento di Saddam Hussein, lo si sarebbe ottenuto senza un intervento armato.
E non sarebbe stato poco.