lunedì 1 ottobre 2007

Iraq: aveva ragione Pannella


Da più fonti sotto sotto lo si sapeva già, ma la conferma arriva nientemeno che dall'ex premier spagnolo Aznar.
L’Indipendent riporta un passo del suo diario. Saddam era pronto all’esilio per un miliardo di dollari.
Il 23 febbraio 2003 Aznar chiese a Bush che cosa pensasse della richiesta di Saddam di un salvacondotto accompagnato da un miliardo di dollari.
Bush rispose che preferiva sbarazzarsi in altro modo di Saddam (con l’assassinio o con la guerra).
I radicali avevano allora una posizione terza rispetto alla guerra e al pacifismo.
Si batterono fino all’ultimo, appoggiati solo dal direttore dell’Unità Furio Colombo, per l’esilio di Saddam.
La non guerra, si sosteneva, non é alternativa alla guerra, né è pace per l'Iraq e gli iracheni. Un governo provvisorio democratico per iniziativa ONU, le dimissioni del presidente Saddam, cui dare un salvacondotto per l'esilio, erano le proposte per la pace possibile.
Ci fu una raccolta di firme.
Pur non presenti in parlamento i radicali riuscirono a far approvare una mozione che impegnava il governo italiano a lavorare per l’esilio.
Il governo non fece niente. Si ironizzò sulla proposta.
Dio non voglia che Berlusconi fosse al corrente, come Aznar, che Saddam stava per accettare l’esilio.
La posizione esclusivamente ideologica dei pacifisti fu la pietra tombale della pace.
Oggi si scopre che pochi volenterosi armati di biro, arrivarono a un passo dall'obiettivo.
Quel che sarebbe successo dopo, nessuno può dire con certezza. La speranza di formare un governo provvisorio guidato dall'Onu in grado di far andare d'accordo sciiti e sunniti, garantire la sicurezza, tenere lontane Iran, Siria e Al Qaida, era, per l'appunto, una speranza e poco più.
Ma non rinnego l'atteggiamento che ebbi allora, tutt'altro. I problemi sarebbero stati enormi lo stesso - forse addirittura insormontabili - ma il primo obiettivo, l'allontamento di Saddam Hussein, lo si sarebbe ottenuto senza un intervento armato.
E non sarebbe stato poco.

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