Tutti i partiti attuali sono totalizzanti.
Nel senso che abbracciano la totalità dei problemi.
In un mondo complesso, dove la scienza costringe a far cambiare opinione e dove occorre affrontare i problemi in modo pragmatico, il partito totalizzante mostra tutti i suoi limiti.
Il partito ideale dovrebbe avere al più uno o due punti su cui non si discute: i punti fondanti su cui è nato.
Si sceglierebbe il partito per quegli assiomi, si sceglierebbero gli uomini per gli altri problemi.
All’interno del partito si scatenerebbe una lotta di idee anziché di mero potere.
Ai congressi non si discuterebbe su come affrontare certe questioni, ma anche se.
Sarebbe una bella lotta di idee. Tutti gli iscritti avrebbero diritto alla partecipazione e al voto.
Niente deleghe.
I congressi andrebbero trasmessi su internet e gli iscritti potrebbero intervenire in tempo reale, via webcam, e votare via computer.
Tra gli altri vantaggi ci sarebbe anche quello di mandare al diavolo il partito di tanto in tanto.
Staccarsi dal partito, cambiare partito, non delegare a nessuno le proprie idee, è necessario ed educativo. È la fonte cui si abbeverano democrazia, spirito laico e tolleranza.
lunedì 15 ottobre 2007
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