mercoledì 3 ottobre 2007

Onore al merito

Al presidente della Corte dei conti del Brasile Paulo Cesar Avila, non è piaciuto. Ha parlato di “caso che richiede un esame di salute mentale”. Non è piaciuto nemmeno alla professoressa universitaria di portoghese Wania de Aragao: “Il gerundio è una categoria verbale corretta. La lingua è di chi la usa, è assurdo legiferare contro”.

Il decreto del governatore del Distrito Federal, lo stato di Brasilia, José Roberto Arruda, parla chiaro: “È proibito l’uso del gerundio come scusa di inefficenza”.
In italiano la traduzione suona male, un po’ come “la staremo avvisando” o “staremo provvedendo”.
“Quando mi riparate il telefono?” “Estaremos avisando…”, provvederemo, stiamo studiando, facendo, elaborando, organizzando, quando in realtà non si fa niente.

Più in generale c’è un problema di semplicità e chiarezza di linguaggio che vale, in modo doveroso per la pubblica amministrazione e per i politici, ma anche per chiunque parli in pubblico o, più semplicemente, parli.

L’aspetto positivo è che il cafone, colui che usa dieci parole al posto di una o usa termini ingiustificatamente ricercati, lo si riconosce subito e, se lo si ascolta alla radio o alla Tv, si può zittire alle prime parole con un senplice clic di telecomando; se lo si ascolta in una sala si può uscire e lasciare solo come merita.

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