Il mio articolo di oggi su Avantgarden.In questi giorni ci stanno arrivando diversi raccointi per l’antologia GialloScacchi, in preparazione per le edizioni Ediscere. Varianti mortali, assassini nascosti nelle caselle della scacchiera, pezzi usati come armi micidiali. La fantasia degli autori non sembra avere limiti.
Eppure, come spesso capita, la realtà supera l’immaginazione.
Si sta svolgendo a Mosca il processo a uno dei più inquietante serial killer di tutti i tempi, il russo Aleksander Piciushkin.
Il 18 giugno 2006 fu arrestato per l’assassinio di una collega di lavoro, Marina Moskaliova, uccisa nel parco di Bitsevsky. Purtroppo per lui, Marina aveva parlato al figlio dell'appuntamento con Piciushkin.
Sembrava un assassinio come altri, motivato forse da ragioni sentimentali ma, nel corso dell’interrogatorio, il maniaco confessò all’ispettore Iskandar Galimov ben 62 omicidi.
Incalzato da motivazioni sbagliate alla fine sbottò: “Voi non avete capito niente. Volete la verità? E allora vi dirò io la verità. Cercate il maniaco di Bitsevsky? Ebbene, sono io. Io” disse puntandosi il dito al petto. “Marina era solo una delle tante. Non significava nulla per me. Era solo una pedina di un disegno più grande”.
“Un disegno più grande?”
“Lo sa da quanto tmpo faccio questa vita? Dal 1992. Sono quindici anni che vado avanti. Quell’anno uccisi il mio compagno di studi. Non provai nulla. E poi continuai. Sceglievo soprattutto vecchi, uomini e donne. Sono più deboli. Una ventina li conoscevo. Gli altri li sceglievo a caso, al parco. Offrivo loro un sorso di vodka, si iniziava a chiacchierare e quando meno se l’aspettavano… bang! Colpivo con il martello alla nuca. Dopo la prima dozzina mi venne in mente qual era il piano grandioso che avrei dovuto portare a termine: uccidere una persona per ognuna delle caselle della scacchiera, 64. Altro che Kasparov, sarei stato io il più grande scacchista del mondo!”.
Alla fine dell’interrogatorio l’assassino dichiarò che l’errore fu voluto. E forse è anche vero. Voleva completare il macabro progetto ma non sopportava che non gli venisse riconosciuto. “Me ne mancavano un paio per completare l’opera, ma non potevo più attendere”.
Galimov lo guardò con aria interrogativa.
“Ma sì. A febbraio avete arrestato quel balordo di un transessuale. Gli avete trovato un martello nella borsetta e subito avete detto di avere preso il maniaco. Non ci potevo credere. La mia impresa attribuita a un degenerato simile! Per questo ho ucciso Marina! Lo sapevo che aveva appena parlato con il figlio e gli aveva detto di essere in mia compagnia. Volevo che mi prendeste e alla fine ci sono riuscito. Ora nessuno potrà più togliermi il merito”.
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