Ieri è stato il giorno del V-Day.Si è trattato di un evento molto significativo per più motivi. Provo a elencarli:
1) centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia convocate da... un blog. L'evento era stato ignorato da stampa e Tv ma internet li ha sostituiti, rivelando, forse per la prima volta in Italia, il suo enorme impatto mediatico.
2) in un solo giorno sono state raccolte 300.000 firme per una petizione di legge popolare. Nessuno c'era mai riuscito. Beppe Grillo non aveva dietro di sé un partito organizzato, non aveva niente se non il popolo del web. Un risultato straordinario che fa riflettere. Quando si toccano corde profondamente sentite, basta un semplice blog per mobilitare le persone. Chi attribuisce le sue disgrazie elettorali alla poca visibilità televisiva è rimasto al secolo passato e forse nemmeno a quello.
3) si conferma che nei momenti di bassa credibilità del ceto politico c'è l'aspettativa di un salvatore. Di qualcuno che sparigli le carte. Di solito questi movimenti, pur animati dalle migliori intenzioni, poducono gravissimi danni. Il "movimento" di Grillo si trova ancora nella prima fase. Un proverbio dice che ogni regola ha le sue eccezioni, non ci resta che sperare.
Ma si parte male. L'italia ha bisogno di un solo cambiamento e si chiama sistema elettorale uninominale. Collegio unico all'americana. Il candidato deve rappresentare il territorio. Sbaraglia quelli del suo partito in primarie all'ultimo sangue e si si batte con gli altri in un confronto senza esclusione di colpi. Chi vince va in parlamento, chi perde resta a casa.
In una lotta così serrata, se qualcuno è stato condannato dovrà faticare molto di più per vincere primarie e avversari. Ma a decidere saranno i cittadini, e non i giudici come nella proposta di Beppe Grillo.
Se qualcuno merita di essere eletto più di due volte saranno i cittadini a deciderlo in base a come si è comportato in precedenza perché il rapporto eletto-elettore sarà diretto. Se il popolo sovrano deciderà di eleggerlo per la terza volta, così sia. In democrazia l'unico a poter fermare politicamente una persona è il popolo, non il giudice.
L'uninominale è un voto di preferenza ai massimi livelli. Si vota per la persona non per il partito. Nessun altro sistema elettorale riesce a garantire altrettanto. Le preferenze nel proporzionale conducon al voto di scambio, inoltre ai tempi in cui in Italia c'erano le preferenze i nuovi parlamenti erano la fotocopia dei precedenti. Nessun politico di professione andava mai a casa.
Aggiungo che, chi vince, riceve un mandato forte e diretto. Nella lotta per primeggiare sarà stato costretto a prendere posizioni forti e dovrà realizzarle perché avrà su di sé gli occhi puntati di chi lo ha eletto. Del suo operato dovrà rendere conto direttamente agli elettori, non ai segretari di partito.
Se il movimento di Beppe Grillo non si convertirà velocemente all'uninominale quell'eccezione di cui parlavo all'inizio, molto probabilmente svanirà.
Le mie previsioni sono che non si convertirà. L'Italia ebbe la sua occasione nel 1999. La perse grazie all'astenzione anche dei morti e a un tipo strano che grida da sempre di essere il campione della libertà ma che proibisce un sacco di cose e in 13 anni ha proposto tutti i sistemi elettorali possibili, ne ha immaginati di nuovi, ma si è ben guardato di proporre l'uninominale.
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