mercoledì 5 settembre 2007

Una nuova rubrica

Da oggi redigo una rubrica letteraria su "Avantgarden" (http://www.statale11avantgarden.com/), il sito della scrittrice Sabina Marchesi. La mia rubrica s'intitola "Il giovedì di Mario" perché dovrebbe uscire a cadenza settimanale ogni giovedì. Oggi, mercoledì, ho pubblicato questa presentazione.

SI COMINCIA
Aprire una nuova rubrica è un po' come sposarsi. Grande entusiasmo all'inizio, piatti in faccia e avvocato alla fine. La speranza degli sposi è che il periodo eroico duri per tutta la vita. È anche la mia. Se così non fosse, godiamoci almeno il periodo eroico.

Una quindicina d'anni fa, durante una conferenza nell'ambito della convention del fantastico e della fantascienza, ero seduto in prima fila insieme a un critico letterario piuttosto noto nell'ambiente. A un certo punto costui aprì la ventiquattrore, ne estrasse una pistola giocattolo dotata di tappo di sughero, la puntò sull'oratore e sparò. Con divertimento dei presenti il colpo andò a segno. "Mi sono fatto centinaia di chilometri" mi spiegò poi "per ascoltare un imbecille di cui sapevo in anticipo che cosa stesse per dire. Non aveva niente da insegnare, niente che facesse riflettere. Inammissibile".
Eppure proprio lui, in un'altra occasione, aveva espresso l'opinione che considerava fottuto chi avesse letto più di mille libri. Ed egli rientrava nella categoria. Come poteva fare qualcuno a suscitare il senso del meraviglioso o anche solo a far riflettere chi avesse letto più di mille libri? In ogni caso aveva torto: fottuto è chi ne ha letti di meno.
Comunque sia, non intendo farmi sparare tappi di sughero. Spero di non essere banale, né normale secondo i criteri dell'uomo medio(cre). Perché ce l'hai tanto con la normalità, mi chiese un giorno un amico. Perché è conformismo, avrei voluto dirgli, e il conformismo è oppressione, ma mi parve più efficace rispondergli che "la normalità è un boia stakanovista che la sera dorme il sonno dei giusti".
Parlerò di quel che conosco. Dirò quel che ho voglia di dire. Potrà succedere che qualche volta non parli di letteratura gialla né di letteratra tout court. Non chietemi perché avrò scritto qualcosa che non c'entra niente, si vede che non sarà capitato.
Rivelerò un segreto. Per questa rubrica avevo sottoposto agli amici tre titoliti, uno era "inchiostro simpatico". Voleva dire di non prendermi troppo sul serio. Un po' come quel saggio che disse: "Non prendere la vita troppo sul serio, tanto da qui non si esce".
Dovrà divertire, innanzitutto chi la scrive, ma ovviamente anche chi la legge.
"Inchiosto simpatico" è stato bocciato senza pietà. Secondo altri il titolo "Il giovedì di Mario Leoncini" poteva andare, ma forse, ha aggiunto una mia amica che stimo molto, era meglio togliere il cognome. Mi piacque, e così è stato. Fabio Lotti, dissacratore com'è, mi ha detto che sembra l'insegna di una trattoria: "Da Mario, aperto il giovedì". Ha torto, ma non glielo dico. Preferisco si diverta a ricamarci sopra, così lui si diverte e mi diverto anch'io.
A cinquant'anni ho imparato il gioco degli specchi

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